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“Piccole armi/Grandi imprese”, il nuovo album di Luca Di Maio in uscita a sorpresa domani 1 marzo, è in anteprima streaming su SentireAscoltare

Luca Di Maio ama i viaggi, i linguaggi, gli incontri. Nella vita di tutti i giorni, nel suo percorso in musica. L’immagine di copertina di Piccole armi/Grandi imprese – da oggi in anteprima streaming sul sito di SentireAscoltare – è stata scelta non a caso da una serie di fotografie scattate alla popolazione locale da suo nonno paterno durante la Guerra d’Etiopia, negli anni ‘30, a dimostrazione che persino nei contesti più avversi c’è sempre qualcosa da osservare, documentare, vivere. Il titolo, invece, si presta a una sarcastica chiave di lettura: le “piccole armi” di Luca sono nel caso specifico le canzoni, che – del tutto autoprodotte – bastano a se stesse nella “grande impresa” della realizzazione di questo secondo album, portato a termine assieme ad Alessandro “Asso” Stefana (Guano Padano, Vinicio Capossela, PJ Harvey), che ne ha curato anche registrazione e mix, e pubblicato a sorpresa il 1 marzo 2019 su tutte le piattaforme digitali, come un manufatto artistico modellato con attitudine artigianale e consegnato direttamente agli ascoltatori.

Attivo per una decina d’anni con il precedente progetto Insula Dulcamara, oltre che nelle vesti di autore/arrangiatore per colonne sonore e altri artisti, Luca aveva esordito a suo nome con Letiana (2016), con la produzione di Marco Parente e i contributi, fra gli altri, di Alessandro Fiori e Vincenzo Vasi, riscuotendo molte attenzioni da parte della critica e ottenendo una candidatura alla Targa Tenco come migliore opera prima, oltre alla “menzione onorabile” nella categoria world music al prestigioso concorso International Songwriting Competition 2016. Merito di una scrittura tradizionale e armoniosa eppure fuori dagli schemi, nelle contaminazioni sonore e nella scelta di affrontare senza retorica il tema degli “ultimi” della società.

Il musicista napoletano, romano d’azione, nel personale tragitto di Piccole armi/Grandi imprese mette in fila adesso undici brani, tra cui l’incalzante primo singolo Dove sei?, che rappresenta alla perfezione un songwriting divenuto nel frattempo più robusto, più terreno: ritmi e handclapping filo-tribali, archi orientaleggianti, groove urbano e sample etnici indicano con determinazione la via da intraprendere. L’alt-cantautorato folk-pop di Luca, infatti, guarda tanto alla world music quanto alla modernità, prestando di pari passo massima attenzione alla cura della parte testuale, alla larga dalle facili correnti itpop. A chitarre, piano, batteria e ottoni si aggiungono per esempio sia autoharp, bouzouki, bongos e congas sia effettistica, programmazioni, synth, loop e glitch. Si può percepire una continuità con la visione multiculturale di Ivano Fossati, oppure la sintonia con nomi come Dirty Projectors, Elbow e Wilco.

Il forziere di Luca custodisce tracce preziose: dal duetto da fiaba Quand’ero felice, sospinto dalle brume nostalgiche di un flauto e intonato con Serena Altavilla (Blue Willa, Solki, La Band del Brasiliano e Calibro 35, nonché già al fianco di Luca nella cover di Love, di John Lennon, risalente sempre al 2016), alle ibridazioni sperimentali e meticce di Per farti un dispetto, che lascia immaginare le mille e una notte suonate dalle Ibeyi volando sulle note del sassofono di Pietro Santangelo (Nu Guinea). Ci sono poi il piglio rock dell’iniziale invettiva politica La madre, il muro, la piazza, la delicata sensualità de La fragola nella pancia dell’orso, l’essenzialità acustica di Orecchie d’asino –  destinata in origine a Letiana – e la vivacità melodica della title track, i field recordings registrati in Islanda dalla svizzera REA per la preghiera naturalista Sant’Eurosia degli alberi e il blues jazzy de La casa nel mare. A completare la scaletta, lo strumentale Distrattico – composto per accompagnare un’illustrazione del Bestiario di difetti di Claudia Marulo – e i credits dell’album elencati giocosamente nella conclusiva Chi ha fatto cosa, “salvati” in questo modo dall’oblio al quale vengono ormai condannati dalla fruizione in streaming. È il momento di ripartire.

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