“Il luogo a cui ci siamo ispirati è l’aeroporto. Non uno in particolare, ma l’immaginario di tutti gli elementi che compongono l’esperienza del viaggiare tramite il volo. L’aereo è il mezzo più veloce e comodo per muoversi, ma è anche quello in cui si è sottoposti a maggior controllo dell’identità“.
Per provare a captare i segnali di una società frenetica e senza via d’uscita, i submeet sono entrati in uno dei luoghi più rumorosi che esistano: il terminal di un aeroporto. È in quel luogo di passaggio e scambio, in quella frontiera ultima o prima a seconda del punto di vista, che nasce Terminal, il primo album in uscita in vinile e digitale il 24 gennaio 2020 su Lady Sometimes Records del trio mantovano composto da Zannunzio (Andrea Zanini), Andrea Guardabascio e Jacopo Rossi, la cui unica precedente prova discografica è l’omonimo EP del 2017.
Da allora molte cose sono cambiate. Il sound, anzitutto: dallo shoegaze delle origini i submeet sono passati a un ibrido di post-punk e noise dai riferimenti ben precisi. Negli ultimi anni la band mantovana ha suonato tantissimo, in Italia e all’estero (ricordiamo il recente tour in Francia e Svizzera), grazie al passaparola di colleghi musicisti e addetti ai lavori. E così alle date di supporto a Be Forest, Cosmetic, Soviet Soviet, Havah, ecc., si è aggiunta l’apertura ai Preoccupations lo scorso inverno al Covo di Bologna: sono stati gli stessi canadesi a volere i submeet.
In effetti, nella foga senza sconti di Terminal sono almeno due i punti di riferimento che possiamo citare: i Preoccupations, appunto, per il lato prettamente post-punk e il rumorismo sonico degli A Place To Bury Strangers. Ma lo stile dei submeet si spinge oltre: da clangori ieratici che esplodono in sfuriate fuori controllo – accade nella title track Terminal, scelta come singolo apripista fuori oggi 29 novembre 2019 con video realizzato da Zannunzio in anteprima su SentireAscoltare (qui) – agli approdi meno spigolosi di Nimby, sino ai bagliori frenetici di BGY, uno di cavalli dei battaglia dal vivo.
Importante per il sound di Terminal è stata la collaborazione in fase di produzione con Davide Chiari dei Tin Woodman (Centuries Reverb). Il master, infine, è stato affidato a Stefano Vanoni (Saturn Masters). Pronti all’imbarco.