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God Of The Basement: “Bobby Is Dead” è il nuovo album heavy pop in uscita oggi 25 giugno 2021 per Stock-a Production

Bobby Is Dead è un viaggio, una strana sorta di odissea blasfema. Bobby Is Dead è il secondo album heavy pop della band fiorentina God Of The Basement, in uscita in CD e su tutte le piattaforme digitali oggi 25 giugno 2021 per l’etichetta indipendente Stock-a Production, gestita da un collettivo internazionale che si muove tra Europa e Sud America.

God Of The Basement, ragione sociale spesso abbreviata nell’acronimo GOTB, è un progetto nato in uno scantinato dell’East End londinese dalle menti di Tommaso Tiranno (voce) ed Enrico Giannini (chitarra e sampling), successivamente formatosi nelle periferie toscane grazie all’arrivo di Rebecca Lena (basso e visual art) e Alessio Giusti (batteria).

Quella dei God Of The Basement è un’esplosione di suono e immagine, divenuta via via più compatta e consapevole, tra groove serrati e sample old school, melodie catchy e sinuosità soul, affondi heavy e deviazioni hip hop. Il tutto fuso assieme a un’estetica che mette in contrasto visioni surreali e cultura pop, calandosi in atmosfere urbane tanto attuali quanto retro-futuristiche.

Bobby Is Dead è un album dalle numerose sfaccettature. È un album di una moderna rock band, strutturato in maniera anti-classica, alternando episodi radiofonici e intermezzi narrativi, featuring e remix. Non è un caso che il quartetto indichi come fonti di ispirazione artisti eclettici e devoti alla contaminazione, dai Talking Heads ai Gorillaz, dai TV On The Radio a St. Vincent. Oltre a universali punti di riferimento sci-fiRitorno al futuro, la serie animata Rick and MortyGuida galattica per gli autostoppisti

Bobby Is Dead racconta la storia di due personaggi misteriosi. Non sappiamo da dove provengano. Li abbiamo visti per la prima volta vagare in un deserto, trascinando la salma di Bobby Bones, al quale era dedicata la canzone dallo stesso titolo contenuta nell’omonimo album d’esordio dei God Of The Basement, pubblicato nel 2018.

Il primo singolo estratto Six Six Cigarettes ondeggia al ritmo di un pop storto e sgangherato, con spregiudicato falsetto disco, corde “scordate” e campionamenti soul music. “Quando con un bicchiere di troppo ti senti la versione migliore di te stesso, parli e fai cose impensabili, per poi affogare nella vergogna tra postumi e rimorsi del giorno dopo. Il video di Six Six Cigarettes, diretto da Rebecca Lena con la fotografia di Eugen Bonta, prosegue la storia di Bobby Bones: i due personaggi argentati di cui sopra, dopo aver seppellito Bobby, partono alla guida di una macchina e stavolta si ritrovano catapultati in un mondo notturno, fatto di luci artificiali e nebbia. Una maledizione strana, forse connessa a Bobby che continua a cantare nella sua tomba, prende il sopravvento dei loro corpi, che si scuotono, soffrono, danzano senza senso.

Il secondo singolo Never Made It To Hollywood è invece una marcia tribale verso il red carpet. Nell’accezione collettiva, Hollywood è la massima espressione dell’affermazione di se stessi, a tutti i costi, un simbolo dell’apparenza e della finzione. In questo brano immediato, una Loser dei nuovi anni 20, viene citata proprio come antitesi rispetto all’inclinazione della band. Il video di Never Made It To Hollywood, girato sempre da Lena e presentato in anteprima su Rumore, è un incubo votato alla distruzione, una schizofrenica allucinazione in cui prosegue la storia dei due personaggi misteriosi di Bobby Is Dead, perseguitati dalla maledizione di Bobby.

La scaletta di Bobby Is Dead riserva varie altre sorprese, dal rock robotico di Yeah Yeah Yell all’incedere ballabile di Honestly, dagli strumentali NDRTKN #1 NDRTKN #2 – con la collaborazione del producer Niccolò Caldini aka 10G allo scratch –  al contributo vocale nu-R&B di X and Her, ovvero Dylan Alexander Lorimer, in Remix Six Cigarettes. Si prosegue con l’allucinato mood da pellicola di fantascienza anni 80 di Seven Eight Night, per lasciare infine spazio ad altri due ospiti: Gabriel Stanza dei Dust & The Dukes nello sciamanico ritornello dell’inno di redenzione The Haunted e il maestro Rocco Brunori nell’epico funerale jazzy in stile New Orleans che corrisponde alla title track strumentale Bobby Is Dead, da lui composta ed eseguita.

Bobby Is Dead è stato elaborato attraverso due distinti metodi di lavoro: a una prima fase più canonica, svoltasi in sala prove, ha fatto seguito una seconda dovuta al recente lockdown e portata avanti a distanza attraverso videochiamate e scambio di file. Il disco è stato infine registrato al Blue Moon Recording Studio di Firenze da Samuele Cangi e Tommaso Giuliani, nonché prodotto dal gruppo in compagnia del medesimo Cangi. Bobby è morto, lunga vita a Bobby!

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