Echo Ex Machina è il primo disco da solista di Simone Faraci, musicista siciliano di base a Bologna, dove è attivo da diversi anni nella scena dell’improvvisazione elettroacustica (con Minus – collettivo d’improvvisazione ed Elettronica Collettiva Bologna). Dopo aver studiato e lavorato nel settore della musica classica, attualmente si dedica principalmente alla ricerca nel campo della musica elettronica.
Echo Ex Machina, in uscita in CD e digitale il 1 ottobre 2021 per Slowth Records, nasce da una suggestione scaturita durante la pandemia. Nel corso degli ultimi due anni ci siamo infatti circondati sempre più di voci mediate da strumenti tecnologici. Voci che arrivano da lontano, smembrate e successivamente ricostruite dalla tecnologia digitale.
L’idea di un lavoro ruotante attorno a questo tema si è concretizzata inizialmente in un live in solo presentato all’interno della rassegna Studio Vox del celebre centro di ricerca, produzione e didattica musicale Tempo Reale. Il tutto si è poi evoluto, è maturato avvalendosi della collaborazione con la performer vocale Agnese Banti e si è trasformato infine in un concept album diviso in cinque parti, inteso però come un’unica composizione.
Il disco poggia su quattro concetti: voce, distanza, macchina, metamorfosi. Il titolo riassume proprio questi concetti rifacendosi alla figura di Echo e al suo mito, tramandato da Ovidio ne Le Metamorfosi. Nell’opera di Ovidio, Echo perde il suo corpo e si trasforma in puro suono che vaga invisibile tra i boschi. Allo stesso modo le nostre voci viaggiano senza corpo nello stream delle videochiamate e nei feed dei social media, come un’eco della nostra presenza corporea. Questo argomento viene approcciato sotto una luce diversa in ognuna delle cinque tracce in programma, per un ascolto nel complesso conciso ed estremamente fresco nel suo flusso elettronico.
Disponibile su tutte le piattaforme digitali da oggi 23 luglio 2021 come singolo in versione radio edit, Apparatus [songmachine] rappresenta un’immaginaria macchina del canto in grado di produrre voci diverse. In questo brano vengono utilizzate diverse tecniche di elaborazione della voce che diviene un materiale malleabile, in perenne divenire. Sulla griglia ritmica tracciata da un motore di sintesi vocale si alternano una serie di metamorfosi vocali: voci che sembrano provenire da corpi metallici, voci che si trasformano in canti d’uccelli, madrigali suonati da un turntablist, l’autotune utilizzato come specchio deformante del timbro vocale.