KICK

I KICK, da Brescia, sono Chiara Amalia Bernardini e Nicola Mora. Il sound del duo unisce elementi ruvidi e altri più avvolgenti in quello che potrebbe essere definito idealmente "sweet noise", ovvero uno stile tutto loro. Dopo il primo album “Mothers” e l'EP “Post-Truth”, il loro nuovo album “Light Figures”, prodotto con Marco Fasolo (Jennifer Gentle, I Hate My Village), è in uscita a gennaio 2022 per Anomic Records (Germania), Dischi Sotterranei (Italia) e Sour Grapes (Regno Unito), anticipato dal primo singolo estratto “Setting Tina” con Scott Reeder (Kyuss) ospite al basso. Dal 14 novembre 2022, "Magic Wand" è il loro nuovo singolo dream-psych.

Light Figures è il nuovo album dei KICK, prodotto con Marco Fasolo e in uscita il 16 marzo 2022 per Anomic Records/Dischi Sotterranei/Sour Grapes, anticipato dai singoli Setting Tina, Sirens Never Sleep, Rubberlover e Viole

Dolcezza e rumore, luce e oscurità, anima e corpo. I KICK tornano con il nuovo album Light Figures, in uscita il 16 marzo 2022 per Anomic Records (Berlino, Germania), Dischi Sotterranei (Padova, Italia) e Sour Grapes (Manchester, Regno Unito), in digitale, vinile e musicassetta.

I KICK, da Brescia, sono Chiara Amalia Bernardini (voce, basso) e Nicola Mora (chitarre, piano elettrico, synth, campionatori). Il sound del duo unisce elementi ruvidi e altri più avvolgenti in quello che potrebbe essere definito idealmente “sweet noise”, ovvero uno stile tutto loro che concilia appunto il rumore con la morbidezza delle atmosfere, senza porsi limiti di genere.

La produzione di Light Figures, composto tra il 2019 e il 2020, in seguito registrato al T.U.P. Studio di Brescia, è stata curata assieme a Marco Fasolo (Jennifer Gentle, I Hate My Village), noto per l’impronta internazionale conferita ai suoi lavori.

Secondo album per la band lombarda, Light Figures rivela melodie “deviate” e ritmiche spesso ossessive, rappresentando un naturale cambio di direzione rispetto a quanto pubblicato in precedenza, ovvero l’album d’esordio Mothers del 2016 e il fortunato EP Post-Truth del 2018: le sonorità si fanno meno elettroniche e di contro maggiormente analogiche, minimali e al contempo heavy. Un approccio che riflette un background eterogeneo, in grado di abbracciare l’ipnosi del trip hop così come l’asperità della no-wave newyorkese, sino ai caposaldi desert rock e stoner.

Light Figures è un disco fatto di dualismi, di opposti complementari. “Questo album vuole valorizzare le ‘ammaccature’ dell’anima, il ‘lato oscuro’ che caratterizza ciascuno di noi, e che tentiamo sovente di reprimere perché ne siamo spaventati. La comunicazione con il nostro lato oscuro è necessaria. Dobbiamo farcelo amico, ascoltarlo… uscirci a bere un bicchiere di vino una volta ogni tanto. Proprio come la luce e il buio, il nostro lato solare e quello più cupo sono strettamente connessi, e danno senso l’uno all’altro“.

Nel primo singolo Setting Tina compare come ospite al basso Scott Reeder, componente storico dei Kyuss e attualmente militante nei Fireball Ministry. Caratterizzato da un trascinante groove, Setting Tina è una peculiare interpretazione del linguaggio della propaganda populista, che fa leva sulla rabbia e sulla frustrazione delle persone per manipolarle e “settarle” come se fossero tante macchine da sfruttare a proprio piacimento. Il nome Tina non è casuale, bensì ispirato al celebre slogan thatcheriano “There is no alternative”, con il quale l’ex primo ministro inglese dichiarava il neo-liberismo come unico modello di vita possibile. I tempi sono cambiati, ma il senso di ineluttabilità purtroppo rimane: ci sentiamo vittime impotenti e meri strumenti di fronte a un sistema che si sta ripiegando su se stesso, portandoci al collasso.  Il video di Setting Tina, realizzato da Marco Armando Alliegro utilizzando in prevalenza la tecnica del found footage, rafforza visivamente quanto suggerito dal testo della canzone, ovvero l’inquietudine dell’appartenenza alla macchina del capitalismo e il bisogno di un riavvicinamento alla semplicità della natura. Nella parole del regista: “Il clip presenta diversi tipi di linee interpretative, come per esempio il rapporto tra vita civilizzata e vita selvaggia che vede le medesime necessità primarie soddisfatte in modi diversi: nel primo caso assistiamo a una crudeltà che agisce a un livello subdolo e beffardo, mentre nel secondo in maniera senz’altro cruenta ma forse in qualche modo più rispettosa dell’ambiente e dell’altro da sé“.

Il secondo singolo Sirens Never Sleep, dallo sghembo andamento post-punk, accresce il suo magnetico alone di mistero con un testo cantato in parte in una lingua sconosciuta. Le Sirene, del resto, ibride e ambivalenti per definizione, sono legate all’ignoto e seguirle vuol dire perdersi, mollare gli ormeggi della certezza per imbarcarsi in nuove avventure. “Sirens Never Sleep è un brano ironico e scanzonato, una dedica sarcastica alle sirene che ci ingannano con il loro canto, portandoci allo schianto contro le rocce“. Il video di Sirens Never Sleeps è stato realizzato da Zannunzio, visual artist e bassista/vocalist della band submeet. Le riprese in notturna, avvenute tra i monti bresciani e la campagna mantovana, sono state filtrate attraverso la tecnica della glitch art, con la quale errori digitali o analogici, ottenuti con la corruzione di file o il rimaneggiamento di dispositivi elettronici, diventano espedienti decorativi e artistici che donano un nuovo aspetto e significato alla forma e all’immagine. Secondo Zannunzio: “I particolari glitch utilizzati per il video, il pixel-sorting e il data-moshing, creano quel senso di vertigine e angoscia che rendono l’intero filmato una vera e propria documentazione di ‘Discesa agli Inferi’, e i KICK dei moderni Caronte“.

Il terzo singolo Rubberlover, imperioso e ambivalente, con il contributo dello stesso Fasolo al piano elettrico e di Christian Bindelli della band a/lpaca alle secondi voci, indaga uno spaccato della pratica BDSM. “Ciò che ci affascinava era esplorare la dinamica di potere/sottomissione che si viene a instaurare tra due adulti consenzienti, e come, all’interno della voce narrante, le richieste di sottomissione possano coesistere con richieste di dolcezza amorosa più tipicamente tradizionali“. Il video di Rubberlover si ispira ai film noir ed è infatti un cortometraggio in bianco e nero, sviluppato sul teso e sottile filo del rasoio che separa bene e male, erotismo e violenza. Tra laghi fitti di mistero, boschi sinistri e automobili d’epoca, i KICK interpretano i personaggi di una vera e propria story hard boiled. Nel racconto della regista Olga Karatzioti-B: “Il video è ispirato ai film noir e alle pellicole degli anni 60 di Francis Ford Coppola. Avevo appena guardato Terrore alla 13ª ora quando stavo trascorrendo alcuni giorni in Svezia, nei pressi di questo lago con  pochissime case o persone attorno. È stato davvero bello e l’affinità con l’atmosfera di quel film mi ha entusiasmata, quindi ho fatto un sacco di riprese là. In seguito abbiamo aggiunto i personaggi principali, ripresi tramite Zoom. Penso che questa soluzione aggiunga una svolta interessante in quanto rappresenta perfettamente le difficoltà del nostro tempo e il modo in cui utilizziamo la tecnologia per risolverle“.

Il quarto e nuovo singolo Viole, disponibile dal 2 marzo su tutte le piattaforme digitali, è il primo brano in italiano dei KICK. Le tematiche bucoliche e oniriche del testo si sposano con sonorità cullanti e psichedeliche, impreziosite dai fiati di Beppe Scardino (C’mon Tigre, Calibro 35) e dalla parte di chitarra nella coda finale, scritta e suonata da Fasolo. Il video è stato ideato, diretto, montato e post-prodotto dai KICK. Si tratta del loro primo tentativo alla regia. Attraverso un’estetica volutamente lo-fi e un montaggio semplice e diretto, il clip segue due filoni narrativi: in quello principale, un ragazzo colto nell’intimità della sua casa canta e suona la canzone; in quello secondario, invece, a farla da protagonista è la fantasia del ragazzo stesso, che immagina elementi come farfalle e petali di fiori e contesti appartenenti alla natura, a simboleggiare una primavera dello spirito. Il ragazzo del video è impersonato da Edoardo Serena, bassista della band italiana Listrea, e già modello per Gucci nella miniserie cinematografica co-diretta da Gus Van Sant.

testi di Bernardini, per la prima volta scritti non solo in lingua inglese ma in alcuni casi appunto anche in italiano (l’irresistibile Benvegnuda è addirittura un’altalena di differenti mood e idiomi), si soffermano tanto sul tema ricorrente dell’amore quanto su argomenti sociali. Nel primo caso, si va dalle già citate dinamiche sadomaso di Rubberlover all’amore inteso come connessione tra due anime nella vivace Sparks o a quello ormai consolidato nella delicata ballad semi-pastorale Eleven. Oltre a Setting Tina, sul secondo fronte ricordiamo invece la frenetica 24-Hour Delivery Club, in riferimento ai “falsi bisogni” generati da una società sempre più materialista, e la conclusiva Atlantide, tesa a contrastare un cambiamento climatico dalle conseguenze probabilmente apocalittiche.

Da sempre molto attivi anche dal vivo, sia in Italia sia all’estero, i KICK hanno scelto come immagine di copertina del nuovo album un simbolico scatto di Marco Pietracupa. “La fotografia raffigura una modella androgina, quasi angelica. Dietro di lei, si apre un mondo naturale e paradisiaco. C’è però qualcosa nel suo sguardo e nella sua nudità, in rimando a una dimensione corporea e terrena, che non troverebbe spazio nel Paradiso per come lo conosciamo. È una creatura complessa, la cui ambiguità rappresenta il superamento della dicotomia anima/corpo e dunque calza alla perfezione al concetto che sta alla base di Light Figures“.


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Label: Anomic RecordsDischi Sotterranei | Sour Grapes Records 

Press: Digipurpress@digipur.it