Antonio Raia
Antonio Raia è un sassofonista, compositore e improvvisatore, di Napoli. È un esperto di modalità di scrittura alternative al solo pentagramma. Ama i rapporti tra musica e altre arti ma non ama essere etichettato in un genere specifico, per quanto il suo nome sia ben noto nei circuiti avant-jazz. "Asylum" è il suo primo album, realizzato in collaborazione con l'ingegnere del suono Renato Fiorito e pubblicato dall'etichetta portoghese Clean Feed Records.
Antonio Raia: una nuova stella al sax, sotto il Vesuvio, con il primo album “Asylum”
C’è un sassofono tenore alle pendici del Vesuvio. È quello di Antonio Raia, giovane musicista e improvvisatore napoletano al primo album con Asylum, pubblicato il 16 novembre 2018 dall’etichetta portoghese Clean Feed Records, a seguire un paio di EP e molte esperienze in studio e dal vivo, anche al fianco di nomi come Chris Corsano, Adam Rudolph, Elio Martusciello, Alvin Curran, Colin Vallon, Lisa Mezzacappa, Fabrizio Elvetico, Caterina Palazzi e molti altri.
Il sax in solo, che procede per lunghi respiri e timbri caldi, è il protagonista assoluto, senza sovrastrutture, senza filtri. Le composizioni si presentano come ibridi tra pentagramma e grafici, cioè tecniche di scrittura che intrecciano classica contemporanea e free form music, e si muovono in modalità dinamica tra melodia, armonia e tempo.
I brani di Raia si legano alle caratteristiche della scena avant-jazz, che negli ultimi anni sta riscuotendo ovunque grandi attenzioni, ma rifuggono ogni definizione prestabilita, all’insegna della più totale libertà espressiva. Conferma ne sono i numerosi progetti portati avanti nei più svariati campi artistici: oltre cinquecento concerti in tutta Europa tra festival, musei d’arte contemporanea e club, collaborazioni con poeti e visual artist, attività in orchestra e per musiche da film.
“Non c’è albero che voglia male al giardino / Non c’è figlio che non abbia avuto utero / Non c’è uomo che non possa farsi asilo”. Asylum porta con sé importanti metafore sociopolitiche: il titolo fa riferimento al concetto quanto mai attuale di essere umano come accoglienza verso il prossimo, di casa come rifugio ed è legato all’ex Asilo Filangieri di Napoli. Nel refettorio vuoto dell’orfanotrofio in disuso si sono svolte le incisioni del disco. Non a caso da una parte troviamo pezzi come Refugees, dall’altra The Children In The Yard o Lullaby.
Napoli non resta sullo sfondo ma si ritaglia un ruolo significativo, nell’approccio struggente alle esecuzioni e nella scelta di riproporre due classici della tradizione locale, Torna a Surriento e Dicintencello vuje. Il resto della scaletta, per un totale di dodici tracce messe in ordine come i capitoli di un libro, è completato dallo standard jazz Misty e da nove inediti che procedono tra melodia e riverbero, mantenendo sempre saldo il rapporto tra suono e spazio. Ascoltate The Lights Insight Scream: quella che urla, nella cura maniacale dei dettagli, è l’emozione, a illuminare un mood altrimenti noir. La drammaturgica Fire On Heart parte con un fischiettio morriconiano, a richiamare Alessandro Alessandroni, prima appunto di far bruciare a piene polmoni le note.
Il suono è totalmente acustico, in presa diretta, privo di sovraincisioni o effetti elettronici, per rispettare l’autenticità e la passionalità che muove la musica. Di fondamentale importanza, in tutto ciò, è l’apporto del “partner in crime” Renato Fiorito, fonico e compositore elettroacustico, che ha individuato dieci microfoni da distribuire nell’ex Asilo secondo specifici parametri e che, dal vivo, aggiungerà dell’elettronica in field recording per ricreare un setting in cui muoversi.
In un’epoca di conflitti, il sax di Antonio Raia apre all’empatia. Ritornando alla radice e alla sua semplice complessità.